Contributo di Flavio Capovilla – È.one abitarègenerativo
Ecco un posto dove la Condivisione è diventata regola di vita. Siamo a Baranzate, alle porte di Milano, a 10 km dal Duomo. In un quartiere con più di 4.000 abitanti, dove uno su tre è straniero, definito da qualcuno la “Babele di Milano”.
Qui, dal lavoro di un prete di strada (per necessità, non per vocazione) e di alcuni suoi collaboratori, dall’iniziativa di don Paolo Steffano – arrivato nel 2003, il parroco senza parrocchiani – nasce una delle più belle e commoventi esperienze di comunità cittadina esistenti in Italia, non fondata su un credo religioso, ma sulla comune appartenenza al genere umano. Dove “uno conta uno”, non per quello che professa, ma per il semplice fatto di essere proprio lì in questo momento.
Dice don Paolo: “Abbiamo creato un sistema-quartiere che ci permette di sentirci parte di un progetto comune, di appassionarci e di trovare insieme strade nuove, di provarci e magari anche di sbagliare, ma sempre di crederci”. Questa è la “forza” di questo progetto, nonostante la convivenza non facile nel quartiere Gorizia di Baranzate per i rappresentanti delle 72 etnie presenti. «Siamo una multinazionale!», scherza don Paolo. «Ma soprattutto siamo un laboratorio di futuro. Con tutti i problemi e le potenzialità del caso. Ma con il desiderio di sperimentare strade nuove, come degli sherpa che conoscono perfettamente i sentieri, ma che guardano sempre avanti, cercando vie nuove. Alla fine, nessuno conosce il loro nome. Ma senza di loro non si arriverebbe mai in cima».
E se vogliamo capire cosa sarà l’Italia tra vent’anni, occorre guardare a via Gorizia oggi. Alla scuola materna, l’85 per cento degli alunni non sono di cittadinanza italiana. In oratorio, dal 35 al 40 per cento dei bambini sono figli di immigrati.
In questo contesto, fatto di relazioni nate in strada, sul marciapiede, e che pian piano diventano progetto di vita, nasce nel 2010 l’Associazione di Promozione Sociale La Rotonda, il cui intento è quello di promuovere iniziative a carattere sociale, educativo, formativo e lavorativo per il Quartiere Gorizia.
Negli anni, la Rotonda ha saputo avviare uno stile di lavoro interamente rivolto all’accoglienza e alla gestione dei bisogni emergenti dal quartiere, inaugurando un modello operativo in grado non solo di generare prossimità, ma anche di far emergere risorse interne al quartiere stesso. Alla base c’è un lavoro di squadra. Nascono progetti di integrazione culturale, di cura dei bimbi e delle mamme, di cura della salute, di attenzione perché a nessuno manchi il pane quotidiano. Dal dialogo con alcune donne straniere che “dicono di saper cucire” nasce FIORI ALL’OCCHIELLO, un laboratorio sartoriale, dove si sta cercando di trasformare la multiculturalità da problema a risorsa, dove i vestiti, che hanno radici molto lontane, cominciano a fare tendenza e a farsi strada anche nella capitale della moda. Fiori all’Occhiello si propone al mercato anche con una propria griffe, Fiò Made in Baranzate, che riesce a rappresentare i contenuti della sartoria attraverso una “contaminazione virtuosa” di stili ed evocazioni, dando forma a quel modello di inclusione vissuto quotidianamente in sartoria.
Grazie all’aiuto concreto della Fondazione Bracco e di imprenditori cittadini, sta prendendo vita il progetto SPAZIO IN OLTRE, un centro propulsore per la crescita in autonomia di tutto il quartiere, luogo di progetti e di relazioni. L’acquisto di un capannone dismesso, accanto agli edifici parrocchiali, consentirà di creare spazi appropriati per:
- Luogo di lavoro adeguato per la sartoria Fiori all’Occhiello
- Emporio, dedicato alla cura alimentare, luogo delle risorse condivise, per la distribuzione al quartiere dei generi alimentari raccolti presso i centri commerciali della zona e non solo
- Sala Polifunzionale, un laboratorio permanente per la elaborazione di una cultura inclusiva (con 100 posti a sedere)
6 febbraio 2018, don Paolo si reca a Roma, solo, per ricevere dalle mani del Presidente Sergio Mattarella una delle più importanti onorificenze del nostro Paese, quella dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: «Per il suo contributo a favore di una politica di pacifica convivenza e piena integrazione degli stranieri immigrati nell’hinterland milanese». Solo, ma con tutto il quartiere Gorizia e la parrocchia di Sant’Arialdo di Baranzate idealmente con lui. E in effetti, in questa popolosa periferia alle porte di Milano, sono tutti orgogliosissimi di questo riconoscimento. Come se fosse stato attribuito a ciascuno di loro.
Esperienze come questa sono paragonabili a fiori che sbocciano tra le rocce, là dove meno te l’aspetti, dove non ci sarebbero le condizioni. È un miracolo lo sbocciare qua e là della generatività.