Testimonianza di Chiara Taverna – Residenze Smart di Lainate
Io vivo a Lainate, alle porte di Milano, vicino a Rho. In quest’area, in un paese non molto vasto, è stato scelto di costruire una residenza di tipo collaborativo. Quando io, mio marito e altre famiglie abbiamo scoperto questo progetto siamo rimasti entusiasti, ma anche increduli. Avevamo in mente un tipo di abitazione “collaborativa”, che era quella delle case di ringhiera o di corte, oppure delle vere e proprie comunità, che partissero da una condivisione di fondo di alcuni valori o affetti (comunità religiosa o familiare). Ci siamo trovati invece a costituire, circa 3 anni fa, una comunità dal niente. Non ci conoscevamo tra di noi. La cooperativa, l’imprenditore da cui tutto è partito hanno osato molto, si è trattato forse di una scommessa, di una visione un po’ folle, che ha permesso a tutti noi, che abbiamo creduto a questa idea, di metterci insieme e di cominciare a conoscerci. È stato un percorso molto lungo, che dura tuttora, a tratti faticoso, che ci ha permesso lo scorso anno di entrare in queste case.
È un po’ come se la cooperativa ci avesse dato degli spazi e fosse il nostro compito trasformarli in luoghi. Mi sembra che in quest’anno di co-abitazione questo stia avvenendo.
Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo cominciato a conoscerci tra di noi prima di avere gli spazi a disposizione. Quindi, la cosa incredibile è stata quella di fondare una comunità con la reciproca conoscenza in altri spazi che non erano i nostri e provare ad immaginare che cosa volevamo da questi spazi, come volevamo trasformarli, non tanto dal punto di vista architettonico o strutturale, ma dal punto di vista del contenuto.
Per fare tutto questo ci sono venuti in aiuto alcuni operatori esterni che hanno condotto con noi dei laboratori proprio sull’abitare. Subito dopo siamo partiti come comunità, conoscendoci tra noi, avendo una grande risorsa: una grande intergenerazionalità sì, ma anche una massiccia presenza di giovani, una categoria in questo momento molto particolare, soggetta a tanti problemi. Molti sono i giovani che non trovano lavoro, casa o non mettono su la famiglia. Vedere tutti questi ragazzi giovani che volevano costruire il loro nuovo modo di abitare è stato meraviglioso.
Abbiamo cominciato a trasformare gli spazi, in particolare gli spazi comuni, dando valore. Il primo luogo, lo chiamo già luogo, perché lo è diventato subito, è il living, questa sala immensa comune con annessa la cucina che dall’inizio è diventata il luogo più frequentato, sempre utilizzato per incontri, per cene. È un luogo dove si fa tutto, sempre abitato, dove c’è un via vai di persone continuo. Questo permette la conoscenza, il dialogo, la reciprocità, perché la comunità alla fine è reciprocità, dove io mi riconosco nell’altro e l’altro in me e viviamo appunto insieme.
Poi abbiamo altri luoghi, in particolare il coworking e l’asilo nido. Stiamo studiando le soluzioni migliori, perché possa essere uno spazio-luogo aperto e fruibile al territorio. La cosa bella è questa, che la nostra comunità possa aprirsi al territorio, al quartiere e non si senta bastevole a se stessa. A Lainate, l’apertura l’abbiamo fatta con una presa in carico di tutto lo spazio che c’è a fianco al canale Villoresi, dove abitiamo. Ci prendiamo cura del piccolo parco, del frutteto e degli orti, che sono diventati orti sociali, quindi vengono usufruiti anche dalla comunità esterna. Si sono innestate una serie di belle pratiche, dallo scambio di favori, alle gentilezze reciproche da parte di persone del quartiere o che vengono dall’altra parte della città per curare il proprio orto. Si generano quindi narrazioni, racconti da cui ognuno di noi impara. Si impara l’uno dall’altro e si generano interconnessioni continue. Proprio per questo abbiamo messo in moto da subito altre azioni.
Entrando in concretezza, cosa è la nostra comunità? Non ci sono dei leader, ma dei gruppi di lavoro in cui ognuno di noi decide di appartenere, mettendo a disposizione le proprie competenze. Ovviamente sono gruppi intercambiabili. Il gruppo degli eventi organizza gli eventi, visto il periodo ora un po’ in difficoltà, ma proprio questo gruppo si è dato da fare anche oggi, mettendo a disposizione la propria voce per letture, fiabe, scambio di libri, piccoli concerti sui terrazzi, mentre eravamo costretti a stare nelle nostre case. Ci sono anche gruppi per i bimbi piccoli, abbiamo avuto la benedizione di avere già 10 nascite e altre sono in arrivo. Questo fa nascere l’esigenza di prendersi cura di loro. Babysitter improvvisati, gruppi per i lavoretti o gli intrattenimenti, vicini che curano i bimbi o li portano a scuola. Abbiamo anche il Gruppo di Acquisto Solidale che ha acquisito un’importanza notevole soprattutto adesso, sia per vicinanza alle famiglie che non potevano uscire di casa o avevano bimbi piccoli. Abbiamo cercato di organizzare la spesa direttamente sullo zerbino di ciascuna famiglia. Vicino alle famiglie, ma anche ai piccoli produttori. Una conoscenza di produttori possibilmente a km0, magari in difficoltà per il periodo. Abbiamo aiutato anche loro e siamo riusciti a dare il nostro aiuto anche ad alcune famiglie lainatesi particolarmente in difficoltà. Oltre a questi gruppi ci sono i gruppi che organizzano corsi, dalla degustazione di vino allo sport, alla difesa personale, che ora vengono fatti online, ma di solito nei nostri spazi comuni.
Quindi, tutti questi spazi piano piano sono diventati luoghi, sempre soggetti ad essere vissuti e suscettibili di cambiamento nel momento in cui se ne sente l’esigenza.
Certo non è facile. Siamo 85 famiglie – non l’ho detto prima perché altrimenti sarebbe sembrata impossibile una convivenza – 85 famiglie, pensiamo solamente all’assemblea condominiale, quanto possa essere difficile. In effetti, non è semplice costituire comunità con un così grande numero di abitanti, però è quello che ci ha spinto. È stata una scelta di ciascuno di noi. Ciascuno sa che può dare il poco e il tanto a seconda di ciò che vuole dare alla comunità e questo è generativo di altre buone prassi. Il prendiamoci cura del territorio, dell’ambiente e degli altri. Ad esempio, alcuni ragazzi in questi giorni hanno deciso di prendersi cura di aiuole abbandonate che sono vicine ai nostri cancelli, ma del comune. L’hanno fatto con grande generosità. Significa che l’esempio dato dagli adulti ai ragazzi serve e che anche loro a loro volta generano altre buone azioni nei confronti della intera comunità.
Questo è un breve ritratto della nostra comunità. Una possibile risposta, come diceva Chiara, al senso della non appartenenza. Noi tante volte pensiamo che appartenere significhi possedere. Io non appartengo a nessuno perché non voglio essere di nessuno. Confondendo appartenere con il possesso. L’appartenere è invece il sentirsi parte di qualcosa e sentirsi parte di questa comunità, qui a Lainate, è qualcosa di molto gratificante. Anche in questo momento così difficile non ci siamo mai sentiti soli, ciascuno ha fatto del suo meglio per aiutare, per sentirsi prossimo, per essere vicino agli altri. La cosa più bella è che non siamo chiusi, ma che cerchiamo di esportare tutte queste buone prassi di prossimità anche all’esterno. Speriamo possa servire per metter in moto una serie di altri gesti generativi di solidarietà.
Estratto da “Fare di ogni luogo il posto migliore dove abitare – Dialoghi per uno sguardo nuovo: Abitare” – 05 maggio 2020